Outlook petrolio per 2025: Un altro anno ribassista in vista

Ottobre-Novembre: Un periodo di estrema volatilità del mercato
I benchmark globali del petrolio hanno subito una forte volatilità a ottobre e novembre. I prezzi sono inizialmente diminuiti alla fine di ottobre ma sono rimbalzati all’inizio di novembre per via delle incertezze intorno alle elezioni statunitensi e alla decisione dell’OPEC di posticipare un aumento pianificato della produzione per dicembre. Ciononostante, questi aumenti sono stati limitati dal dollaro più forte, che ha pesato sul sentimento di mercato.
Alla fine di novembre, i prezzi del petrolio hanno visto un po’ di ripresa, guidata dall’aggravarsi del conflitto Russia-Ucraina.
Previsioni 2025 suggeriscono ulteriori cali
Secondo il Price Wizard di ChemOrbis, le media annuali si sono attestate a $80.3/bbl per il petrolio Brent e a $76.3/bbl per il petrolio WTI, mostrando un calo di oltre $1/bbl rispetto al 2023. In seguito ai picchi del 2022, il 2024 è destinato a essere il secondo anno consecutivo in cui i prezzi medi del petrolio mostreranno un calo. Tutta l’attenzione è ora rivolta verso le stime per il 2025, le quali suggeriscono cali per un altro anno.
Le banche, le società di consulenza e le agenzie che fanno previsioni sul prezzo del petrolio offrono una varietà di scenari, alcuni dei quali sembrano relativamente meno ribassisti, mentre ce ne sono altri che danno priorità ai rischi e sono più ribassisti.
Meno previsioni ribassiste: Brent sarà in media $76-80
Goldman Sachs ha ridotto le sue stime del prezzo del petrolio Brent per il 2025 a $76/barile, in calo dai $77/barile di agosto e dai $82/barile all’inizio di quest’anno. La banca vede rischi in rialzo a breve termine, con il petrolio Brent che potrebbe avvicinarsi agli $85 nel primo semestre del 2025 se l’offerta iraniana scenderà di 1 milione di barili/giorno a causa di sanzioni più severe. Tuttavia, i rischi a medio termine sono orientati in ribasso a causa dell’elevata capacità produttiva inutilizzata.
Inoltre, l’Energy Information Administration (EIA) ha rivisto le sue stime per i prezzi del petrolio Brent e WTI. Di conseguenza, le stime per il 2025 sono state ridotte di quasi $2/barile, a $76.06/barile per il petrolio Brent e a $71.60/barile per il petrolio WTI.
Attestandosi ben al di sopra degli altri, UBS ha rivisto il suo outlook per i prezzi del petrolio Brent nel 2025, riducendo il suo obiettivo a $80/barile da $85/barile a settembre. Nonostante questa riduzione, la banca d’investimento ha espresso ottimismo su un potenziale rimbalzo dei prezzi. Anche UBS ha riconosciuto i rischi posti dai dazi, ma ha suggerito che lo stimolo fiscale potrebbe aiutare a mitigare l’impatto economico.
Più stime ribassiste: Petrolio Brent scenderà sotto i $70 o anche i $60
J.P. Morgan ha rivisto le sue stime per il petrolio Brent del 2025 a una media di $73/barile, un calo rispetto alla sua stima precedente di $75/barile a maggio. La banca ha anche previsto che i prezzi potrebbero finire l’anno al di sotto dei $70/barile. Similmente, la banca ha ridotto le sue stime per il petrolio WTI NYMEX a $64/barile, in calo rispetto alle previsioni precedenti di $71/barile.
Gli analisti di Citi hanno previsto che il petrolio Brent raggiungerà in media i $60/barile nel 2025, ampiamente guidati dalle politiche energetiche della prossima amministrazione statunitense, e dall’aumento delle tariffe di importazione e dal rialzo della produzione petrolifera. Inoltre, la banca prevede che il petrolio Brent raggiungerà in media i $65/barile nel primo trimestre, i $60/barile nel secondo trimestre, e i $55/barile nel quarto trimestre del 2025.
Anche un calo a circa $40 è fra le possibilità
Lo scenario più ribassista per i prezzi del petrolio arriva da un gruppo di analisti che hanno parlato con CNBC il 12 novembre. Il petrolio Brent potrebbe diminuire a $30 o a $40/barile se l’OPEC+ aumenta i suoi tagli volontari della produzione. Se il gruppo di produttori, che da anni sostiene diligentemente tagli volontari alla produzione, attua i loro piani di produzione, l’eccesso del mercato potrebbe quasi raddoppiare e ne potrebbe derivare un calo dei prezzi.
A settembre, il gruppo ha posticipato di due mesi la riduzione dei suoi tagli volontari da 2.2 milioni di barili/giorno per stabilizzare i prezzi del petrolio. All’inizio di novembre, hanno nuovamente deciso di ritardare l’aumento della produzione di petrolio previsto di un altro mese, fino alla fine di dicembre.
Considerando che le previsioni dell’OPEC + sulla crescita della domanda globale sono anche state riviste in ribasso per gli ultimi quattro mesi dopo essere state mantenute stabili per i primi sette mesi dell’anno, questi ritardi nell’aumento pianificato della produzione non sono sorprendenti.
Inoltre, ora che Trump tornerà in carica l’anno prossimo, una possibile guerra commerciale peserà sicuramene sulla domanda globale di petrolio. Ha anche promesso di dimezzare i costi energetici entro 12 mesi, incoraggiando più trivellazioni, aumentando drasticamente la produzione, la generazione e l’approvvigionamento di energia. Tuttavia, molti analisti ritengono che questa mossa sia irragionevole e irrealistica, in quanto si tradurrà in un drastico calo dei prezzi e in margini non redditizi per i produttori.
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